martedì 28 luglio 2015

Nevrosi

  La parola nevrosi è usata per la prima volta nella seconda metà del 1700 dal medico W. Cullen per indicare tutte le malattie del sistema nervoso non riconducibili a cause infettive.
Soltanto con Freud nel XX secolo questo termine inizia a indicare problemi di tipo psicologico.

  Questo disturbo può essere riassunto come una difficoltà d'adattamento.
In questi casi l'individuo ha un rapporto complicato con la realtà e trova difficile gestirla. A causa di tale visione d'insieme la persona non riesce a relazionarsi in maniera semplice con essa e con gli altri. In virtù di questo è raro incontrare una nevrosi "pura", la quasi totalità - a seconda del vissuto personale e delle differenze caratteriali -  può essere di tipo fobico, d'ansia, d'angoscia, ...
  Un caso di nevrosi può essere quello ossessivo: la persona che ne soffre è costretta a compiere dei veri e propri rituali nell'arco della giornata (come spegnere/accendere la luce un numero preciso di volte, entrare nelle stanze sempre con lo stesso piede, ecc) al fine di placare l'ansia.
In questo articolo avevamo parlato di un tipo di disturbo ossessivo-compulsivo con la dottoressa Piattino.

  Anche se può sembrare del tutto strano, spesso, la scintilla che fa scatenare una nevrosi non parte da un'emozione o da una pulsione bensì da un'idea irrazionale, la quale porta solo successivamente a un disturbo emotivo. Un pensiero di questo tipo si annida nella mente per presentarsi quando la parte razionale dell'Io vacilla, in questo modo esso guadagna sempre più spazio e diventa sempre più abile nel distorcere la realtà e nel deformare la capacità di giudizio, fino a degenerare nella sofferenza tipica della nevrosi.
Un'idea irrazionale tipica di questa società è quella di essere sempre vincenti in qualunque campo della vita, solo così è possibile essere degni di valore. Ciò non può che innescare un meccanismo malsano.

  Oggi, additare una persona come nevrotica rappresenta un'offesa, un modo sgarbato per dire che è esageratamente nervosa, agitata e molto altro.
Ma è proprio il caso di dirlo? Esistono ancora persone sane?

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