Qualche giorno fa ho letto un articolo del 2014 su Wired in cui veniva descritto proprio questo fenomeno e, interessata all'argomento, ho deciso di scavare più a fondo.
L'analfabeta di questo millennio ha una conoscenza elementare della scrittura e del calcolo e, pertanto, elementare è quello che potrà ricavare da ciò che ha di fronte a sé. La mancata visione di insieme che ne scaturisce non solo danneggia l'individuo ma anche l'intera società. Indipendentemente dalle intenzioni del singolo, se un problema viene ridotto alla sua forma più semplice - cioè, il più delle volte, limitarsi alla domanda "questa cosa mi può danneggiare?" - è inevitabile che una soluzione non potrà mai essere trovata, l'unica azione possibile sarà quella di spostare il problema stesso fuori dalla propria vista.
L'OCSE ha detto che in Italia tre italiani su 10 sono analfabeti funzionali ma a causa di, o grazie a, internet tale fenomeno sembra molto più vasto.
A tal proposito mi collego alla dichiarazione di Umberto Eco, Con i social parola a legioni di imbecilli.
Nonostante la grande quantità di commenti a riguardo, la questione non sembra complicata per alcuni:
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Credits: Raccolta statistica di commenti ridondanti |
Nello stesso di cui sopra Eco si riferisce alla sindrome del complotto e al bisogno di impegnarsi per far sempre prevalere la verità sulla menzogna, anche nel cartaceo. E non si ferma qui, il suo pensiero si indirizza anche alla necessità di istruire i ragazzi a filtrare l'infinita quantità di informazioni che ricevono ogni giorno.
Nel suo discorso potranno esserci punti sui quali non siamo d'accordo però io di una cosa sono certa: prima di internet le cazzate rimanevano tra le mura di casa, oggi vanno alla velocità della luce.
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