martedì 21 aprile 2015

Genocidio e pulizia etnica

  L'argomento di questo post è molto delicato e non voglio farne un'analisi storica.
  Io stessa per molto tempo ho considerato il genocidio e la pulizia etnica quasi come dei sinonimi, la rappresentazione di atti atroci. Facendo però diverse ricerche ho scoperto che queste due parole sono divise da una sottile ma importante differenza.
  Per pulizia etnica si indica la volontà di allontanare, con l'uso della forza, da un determinato territorio una minoranza etnico-culturale al fine creare un'area "pura" e "senza contaminazioni".
Tale termine entra nel nostro lessico negli anni novanta, a seguito dello scoppio della guerra civile che portò alla dissoluzione della Jugoslavia e alla creazione degli Stati che oggi conosciamo.
  Il genocidio rappresenta quegli atti volti alla distruzione, del tutto o in parte, di un gruppo etnico, nazionale, religioso o razziale.
Questa parola fu coniata dall'avvocato polacco Raphael Lemkin negli anni quaranta, il quale volle coniarla sia per poter indicare il crimine contro l'umanità e sia per poter raggruppare casi simili all'Olocausto.
  La sostanziale e amara differenza tra i due casi è che la pulizia etnica usa la "parziale" distruzione di un popolo come mezzo (mezzo per raggiungere l'allontanamento di quest'ultimo dal territorio) mentre nel genocidio la distruzione è lo scopo.
  Episodi così gravi possono sembrare lontani da noi, al massimo farci ricordare le lezioni di storia a scuola. Nella realtà, purtroppo, le cose sono ben diverse, primo perché ancora oggi esistono crimini così inauditi e secondo perché solo conoscendo e informandoci possiamo essere coscienti e impedire che tutto ciò succeda nel futuro.
Essere in grado di capire i meccanismi che ci sono dietro questi fatti è un dovere sia per il singolo che per la collettività, basti pensare a quanto questi due termini siano ancora scomodi per molti: non molti giorni fa, papa Francesco ha definito il genocidio armeno come il primo del XX secolo - questa sì che è una notizia importante a livello internazionale! QUI quello che penso del legame tra chiesa e media - immaginiamo che scossone diplomatico possa aver creato.
Un uomo sopravvissuto al genocidio del Ruanda. Nel 1994 in circa cento giorni morirono da 800.000 a 1.000.000 persone, per la maggior parte Tutsi. Tutto questo avvenne di fronte al generale disinteresse del mondo.
La violenza e l'indifferenza non sono mai giustificabili.

Nessun commento:

Posta un commento