martedì 26 gennaio 2016

Omofobia

  L'omofobia attualmente è definita come “un insieme di emozioni e sentimenti quali ansia, disgusto, avversione, rabbia, paura e disagio che gli eterosessuali provano, consapevolmente o inconsapevolmente, nei confronti di gay e lesbiche“ (Hudson e Rickets, 1980).

  Nonostante i progressi fatti nel corso degli anni - nel 1973 l'omosessualità è stata rimossa dalla lista delle malattie mentali e nel 1993 la stessa decisione viene ufficialmente condivisa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità - ancora oggi tale estremismo è forte e diffuso indipendentemente dall'ambiente sociale.
La causa di questo può essere ricercata nella società estremamente eterosessista (G. Weinberg “Society and the Healthy Homosexual”) in cui viviamo; ancor prima che un individuo possa riconoscere il proprio orientamento sessuale ha già appreso ciò che è giusto e sano a dispetto di quello che non lo è.
A causa di questo preconcetto è quindi probabile che l'omofobia sia collegata anche al timore di essere considerati omosessuali, cioè sbagliati e malati. Non solo, gay lesbiche o bisessuali possono soffrire di quella che è chiamata omofobia interiorizzata, la quale consiste nel non riuscire ad accettare la propria condizione sessuale. Ciò non può che portare a vivere con difficoltà il proprio stato, a negarlo e anche a discriminare.
  A seconda delle convinzioni dell'omofobo, le sue reazioni possono essere molto diverse fra loro: si può passare dalla risata sarcastica, all'insulto e al bullismo che può portare a dei veri e propri episodi di violenza sia fisica che psicologica.
  Per evitare simili brutalità derivanti dall'ignoranza e dalla chiusura mentale è di fondamentale importanza la consapevolezza e la conoscenza, usando i mezzi a propria disposizione per imparare ad accettarsi, ad accettare e a capire che la violenza non è mai una risposta.
 
  Nel corso degli anni, nella psicoterapia ci sono stati diversi tentativi di cambiare l'orientamento di un omosessuale. Molte volte il risultato ottenuto consiste nella frustrazione del paziente per non essere riuscito nello scopo. 
  Di fronte a un'apparente volontaria richiesta di “cambiamento” lo specialista ha il dovere di capire quali siano i pesi che spingono il paziente in questa direzione. 
 
  L'omofobia non è inserita in alcun manuale di diagnostica psicologica come patologia, sebbene ci sia la -fobia intesa come “paura fobica e irrazionale”.


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