martedì 19 gennaio 2016

Femme Fatale

  Sono molte le donne oggi, nello star system, considerate come delle femme fatale. Si tratta di donne dalla bellezza e dal fascino indiscutibile, capaci di ammaliare chiunque.
Come Sharon Stone.

  La femme fatale acquista uno spazio sempre più importante nell'arte tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900.
Nella letteratura decadente questa figura è spesso legata all'inetto che, come suggerisce il nome stesso, rappresenta un individuo incapace di vivere a causa della forte timidezza e del senso di inferiorità nei confronti dell'intero mondo. La femme fatale, approfittando di questa condizione e del suo carisma, circuisce l'uomo per i propri desideri.
Perché è questo quello che in sostanza fa la donna fatale; bella e seduttrice, schiavizza l'uomo per denaro o per il raggiungimento di un personale scopo, salvo poi lasciarlo inerme una volta che ha ottenuto ciò che voleva.

Theda Bara, la prima "vamp"
Con l'arrivo del cinema il suo ruolo diventa sempre più riconosciuto fino a essere la grande protagonista del noir degli anni '40 e '50.
Nascono le icone, chiamate anche vamp (da vampira, colei che si nutre del sangue e delle energie degli uomini).

  Nel corso dei decenni la femme fatale viene però messa da parte dalle donne di casa e dalle "sparatutto".
  Oggi sembra essere persa quasi del tutto la parte manipolatrice e dominatrice del personaggio per lasciare lo spazio al fascino avvolto da un alone di mistero. Come se non si volesse ammettere l'esistenza di un genere femminile cattivo e avido tanto quanto l'uomo.
Ed ecco che si urlano parole come misoginia e anti-femminismo quando vengono costruiti soggetti basati su tali caratteristiche, come nel caso di Amy Dunne - protagonista di Gone Girl - uno dei pochi, e recenti, personaggi femminili ben costruiti, privi di pregiudizi e di stereotipi.

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