martedì 22 settembre 2015

Omertà

  L'omertà indica generalmente il silenzio su un omicidio e sulle sue circostanze in modo da poter così ostacolare la risoluzione del caso.

  La sua origine è probabilmente da ricercare nel Sud Italia, come variante dialettale della parola umiltà. Nella malavita vige infatti la cosiddetta legge del silenzio, secondo la quale bisogna mantenere la segretezza sull'autore di un delitto per far sì che quest'ultimo non sia punito dalle leggi dello Stato, ma soltanto dalla vendetta di chi ha subìto la perdita.
  Nell'uso quotidiano l'omertà non indica soltanto il silenzio sugli assassinii ma, in modo più comune, tutti quei casi di ingiustizia che prevedono una reazione attiva e una presa di posizione.
  Quali sono allora le forze esterne - ma anche, e soprattutto, interne - che fanno girare dall'altra parte chi assiste a una vessazione?
C'è la paura di esporsi e di avere modificato il quieto vivere per le conseguenze dell'azione.
Esponendosi, si rischia anche di ricevere lo stesso trattamento, se non peggio.
E la conseguenza di tutto questo è domandarsi perché agire per qualcosa che non riguarda neanche la propria incolumità.
Anzi, alcune volte potrebbe anche essere necessario dare una bella lezione a certi individui...

"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare".
Prima vennero...

Nessun commento:

Posta un commento