venerdì 11 settembre 2015

Denunciato perché pubblicava bufale sugli immigrati

  Circa una settimana fa ho letto di un ragazzo denunciato per istigazione alla discriminazione razziale, sul suo blog pubblicava notizie false sugli extracomunitari.
Il ragazzo ha 20 anni, è uno studente incensurato.

  Stando alle informazioni trovate il giovane non si considera razzista, gli annunci servivano per avere più click e poter quindi guadagnare soldi grazie ai banner pubblicitari.

Screen preso dall'Huffington Post

  Ammesso che non si tratti della bufala di una bufala, sono contenta per il passo che è stato fatto. Non solo per un senso di giustizia assoluta nei confronti di chi alimenta il razzismo - visto che non siamo messi bene già di nostro - ma anche perché dobbiamo capire che internet non è un non-luogo libero da qualunque legge o costume, è un luogo virtuale conforme a regole simili, se non uguali, a cui siamo sottoposti tutti giorni lontano dal muro/computer.
  So che questo è un argomento già affrontato nel blog, per questo non mi dilungo e vi lascio il link dell'ormai onnipresente mio cuggino lavora alla postale.

   Non finisce qui.
Qualche giorno fa ho letto un'altra notizia simile. È stato identificato l'autore di un commento riguardante la morte del bambino siriano.
Da Il Giorno dell'Alto Adige: "La Questura rende noto di aver compiutamente identificato l’autore dei commenti pubblicati su Facebook, con cui si manifestava soddisfazione per la morte del piccolo Aylan, avvenuta sulle coste turche, auspicandone di ulteriori. Ravvisando gli estremi di una violazione della legge Mancino, il predetto è stato deferito all’A.G."
Qui di seguito quello che aveva scritto:
Sebbene non si sappiano ancora gli sviluppi di questo caso molti si domandano se tale azione non vada contro i principi della libertà d'espressione. Alcuni si domandano addirittura se non si tratti di una distorsione della democrazia in favore di un totalitarismo.
  Io credo che la libertà di espressione non equivalga a dire boiate.
La libertà non è un affare semplice e poiché viviamo in uno stato occidentale - qualunque cosa voglia dire questo - siamo tutti coinvolti per farlo funzionare al meglio.
Forse è proprio questo ciò che stiamo dimenticando: diritto e dovere vanno di pari passo. Lo so che il dovere è un po' una rottura ed è molto più semplice e conveniente aggrapparsi al diritto, però funziona così.

  La libertà di uno finisce dove inizia quella di un altro, anche quando quest'ultimo non ha i mezzi per far valere i suoi diritti... e doveri.




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