venerdì 20 novembre 2015

Tredicenne suicida, l'utente medio si scatena

  A seguito dei tragici fatti avvenuti a Parigi la sera del 13 Novembre, ho pensato molto a cosa scrivere nel post che faccio abitualmente uscire ogni Venerdì.
Ho deciso di non esprimere ulteriori pensieri, tanto se ne è parlato e tanti hanno decisamente superato il limite della decenza. Non voglio alimentare ulteriormente questa tragedia trasformata da alcuni in qualcosa ben peggiore.
Per chi comunque fosse interessato può leggere le poche righe che ho scritto sulla mia pagina Facebook, in quelle parole è descritta la mia riflessione.

  Esaminiamo ora l'argomento del post.
Tra i messaggi promozionali che appaiono nella mia home di Facebook, come in quelle di tutti gli iscritti al social network, ce n'è stato uno che ha catturato la mia attenzione:
  Chiaramente si tratta di uno dei tanti casi di clickbait - ovvero lasciare una notizia "sospesa" per indurre gli utenti a cliccare sul link, e poter quindi guadagnare con le visite ottenute - perciò, per evitare di donare il mio click, decido di dare uno sguardo ai commenti.
E di commenti, ce ne sono veramente tanti.
Fin da subito è evidente che il titolo, oltre a servire volutamente da esca, non rappresenta la realtà del caso. Si ipotizza infatti che la ragazza avesse dei disturbi gravi, e che questi ultimi fossero stati sottostimati dalla famiglia.
  
  Il mio intento non è però quello di scavare in questa situazione dolorosa, già impunemente trasformata in un acchiappa-click, ma di analizzare le reazioni nei messaggi.
Purtroppo, la risposta mi appare sotto gli occhi senza neanche averla cercata, senza neanche pensare a cercarla:
  Sorvoliamo sui ventitré "mi piace" e sulla sorta di flusso di coscienza mista a qualunquismo che avvolge il commento.
  Come spesso accade si guarda al passato con nostalgia, come a un mondo perfetto e ben lontano dal degrado del presente; sebbene dovrebbe essere chiaro a tutti quanto la realtà sia diversa dal proprio vissuto.
Nel commento qui presentato io, personalmente, noto anche una certa ingenuità; pensare che, per esempio, gli stupri non esistessero è del tutto scorretto, sfortunatamente. Se un fatto non viene citato (come avveniva, e avviene in parte ancora oggi, con certe barbarie) non significa che questo sia inesistente.



  Cercando di guardare in modo più ampio, e non soffermandoci solo sui dettagli, potremmo dire che la depressione, come altri disturbi psicologici, è realmente un malessere sociale dovuto al benessere in cui viviamo quotidianamente.
Lontani da una condizione naturale, il pensiero scava nei recessi della mente perché privo di questioni vitali da risolvere. E si sa che raramente le turbe mentali portano a qualcosa di positivo.

  Spero che questa massiccia diffusione del disagio, così come per l'idiozia, non sia solo in autonoma crescita esponenziale ma sia anche amplificata dalla nuova era che stiamo vivendo con l'uso di internet.


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